Uomini che abitano gli stessi territori
Azione collettiva e installazione.
Progetto composto da: documenti cartacei e mappe in consultazione, diario progettuale, corrispondenza scritta (lettere, cartoline e fotografie), audio della passeggiata (podcast diviso in puntate), 10 frottage della foiba di Basovizza, acquerelli e disegni di studio.
Foibe esaminate: Foiba di Basovizza, Trieste (dalla quale derivano i frottage) – pozzi in territorio carsico in area triestina e slovena – Monumento ai Quattro Eroi di Basovizza (Trieste).
Ricerca avviata con: residenza Come2Art – residenza europea con la galleria IoDeposito (Bruxelles – Gorizia – Trieste).
2023
ITA
Uomini che abitano gli stessi territori è il frutto di una residenza iniziata a Bruxelles e completata in territorio carsico tra Trieste e Gorizia. Il progetto indaga quello spazio tra la conoscenza scolastica e storica-letterale e il sapere diretto e tangibile della parola. Un’opera placemaking per ripensare le foi- be, ferite ancora aperte nel territorio carsico, risolte “esteticamente” solo per la loro valenza legata al ricordo. Le foibe, nell’attuale storia politica contemporanea, sono state svuotate di senso in quanto non “partecipate”, oltre a non essere conosciute da tutte le epoche generazionali e ad assumere un valore differente rispetto alle etnie territoriali. Il punto di partenza della residenza è stato, quindi, coinvolgere la comunità riprogettando lo spazio mentale e fisico della foiba di Basovizza. Un approccio multiforme che partiva da uno studio teorico, iniziato in solitaria, che con l’incontro della comunità locale, insieme a storici di correnti diverse, si imbatteva in credenze, distorsioni storiche, incoscienze e incoerenze di caratteri ideologico, per modificarsi e creare domande. Prima di iniziare la residenza l’artista ha avviato una corrispondenza cartacea (lettere e cartoline) con gli abitanti di Trieste e Gorizia, per una conoscenza diretta del territorio. Successivamente collaboran- do con gli studenti dell’università di architettura ha realizzato delle passeggiate per mappare il territorio carsico nelle quali sono state registrate le conversazioni. Per ultimo ha proposto l’azione collettiva di frottage di alcune superfici di foibe. Un lungo progetto per riflettere su uno spazio lasciato vuoto poiché troppo significante; per non lasciare un grande basamento senza monumento. Guardare un territorio partendo da una scrittura – costruire un territorio partendo da un’azione.
ENG
Uomini che abitano gli stessi territori (Men who inhabit the same territories) is the residency’s work that began in Brussels and ended between Trieste and Gorizia. It is a placemaking work to rethink the foibe, open wounds in the karst territory, not “participated” and not recognized by all the different territorial ethnic groups and generational eras.
During the residency the artist involved the community by redesigning the mental and physical space of the Basovizza foiba. Before starting his residency in Friuli, the artist started a paper correspondence (letters and postcards) with the inhabitants of Trieste and Gorizia, to get to know the area from a local point of view. Then she collaborated with students from the architecture university of Trieste, with whom he took walks to map the karst territory and recorded the conversations of the meetings. Lastly, she proposed the collective action of frottage on some foibe surfaces. Looking at a territory starting from a writing – building a territory starting from an action.
In fondo lo sapeva
Video doppio canale HD – 16:9, 6’11’’.
Performers: Laura Caporali, Elena Tortia
In supporto al video: 3 stampe in Fine Art da still life video – 70 cm x 100 cm ciascuna
Testo di riferimento: Alberto Moravia, Storie della preistoria (ed.tascabili Bompiani, 2005, pag.134 -135)
Video realizzato con: Resò Meet Up, Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e spazio Barriera.
2013 – 2014
ITA
Nella video installazione l’artista mette in scena un reading interpretato da due persone che utilizzano un linguaggio diverso da quello che impiegano correntemente per comunicare. Il brano scelto è tratto da Storie della Preistoria di Alberto Moravia, una raccolta di 21 racconti brevi che narrano le vicende di animali umanizzati che vivono in una ipotetica preistoria. Il testo è suddiviso in varie parti, alcune delle quali sono lette dall’artista nella lingua dei segni italiana (LIS), altre a voce da una persona non udente. Ognuna delle due interpreti si misura per la prima volta con la modalità espressiva dell’altra. Il reading è strutturato in modo che ognuna delle due figure resti in silenzio e ascolti l’altra nel momento della “lettura”. Le difficoltà di espressione incontrate da entrambe le interpreti si rispecchiano nelle difficoltà di comprensione del pubblico, udente e non, data dall’assenza di riferimenti scritti. L’intelligibilità del brano di partenza viene dunque sacrificata per far emergere, al di là delle differenze specifiche, l’uni- versalità di ogni linguaggio.
ENG
The video installation is interpreted by two people who use a language different from theirs. The pas- sage is taken from Storie della Preistoria by Alberto Moravia, a collection of 21 short stories that tell the stories of humanized animals living in a hypothetical prehistory. The text is divided into different parts, some of which are read by the artist in Italian sign language (LIS), others orally by a deaf person. Each of the two interpreters measures herself for the first time with the other’s expressive modality. Listening to the song in its entirety is sacrificed to bring out the universality of each language.
Tra noi
Azione.
Durata non definita, documentazione fotografica mattoni di terriccio compatto, gesso.
Performers: Maria Teresa Ranzani, Rosalba Tortia, Roberto Tortia, Elena Tortia (tutti i familiari dell’artista).
2016 – 2017
ITA
“The medium (and the message) is mother earth herself” – Grace Glueck
Da un cumulo di mattoni di terra accatastati alla costruzione di muri perimetrali. Il lento manifestarsi delle tracce dell’insediamento familiare. L’azione prevede il coinvolgimento dell’artista e dei suoi familiari durante la costruzione di una struttura abitativa in mattoni grezzi.
ENG
“The medium (and the message) is mother earth herself” – Grace Glueck
From a pile of earth bricks stacked to the construction of perimeter walls. A slow action to talk about the traces of family settlement. The performance involves the involvement of the artist and his family during the construction of a rough brick housing structure.
TerraSacra
Azione.
Durata non definita, documentazione fotografica biglie di vetro colorato, terriccio fertile.
Performers: Chiara Bagnasco, Loredana Cascione, Elena Tortia.
Azione realizzata con: collettivo Camera707.
2015
ITA
Giocare è il primo lavoro che facciamo. Sporcarci le mani e le ginocchia con la terra, farla entrare sotto le nostre unghie ci rende sporchi ma soddisfatti, felici di aver manipolato una delle materie più antiche e ancestrali del mondo. Quell’elemento fertile che rende possibile la vita e ci riporta sempre al nostro stato iniziale di bambini.
In quest’azione il collettivo Camera707 cerca un migliaio di biglie sotterrate e costruisce con esse un confine.
ENG
Playing is the first job we do. Getting our hands and knees dirty with dirt, letting it get under our nails makes us dirty but satisfied, happy to have touched one of the oldest materials in the world. The earth is a fertile element that makes life possible and always brings us back to our initial state of children. In this action the Camera707 collective searches for a thousand buried marbles and builds a border with them.